Davide Monteleone

Davide Monteleone

“…il mio obiettivo è creare immagini che siano la rappresentazione di un’idea.”

Davide Monteleone (1974, Italia) è un artista e storyteller che usa la fotografia e il video come principali forme di espressione. Dal 2003 si divide tra Italia e Russia, dove realizza progetti indipendenti a lungo termine incentrati soprattutto sull’era post-sovietica. Al suo primo libro Dusha, Russian Soul, pubblicato nel 2003, fanno seguito La linea Inesistente (2009), Red Thistle (2012) e Spasibo (2013). Numerose sono le attività di docenza in cui è impegnato, tra cui regolari corsi universitari e workshop a livello internazionale. Davide è membro dell’agenzia VII Photo.

Le fotografie della serie Arctic Coordinates sono state realizzate per l’articolo Polar Express pubblicato dalla rivista statunitense The New Yorker nel 2012.

Pubblicazioni

Spasibo, Kehrer Verlag 2013
Red Thistle, Actes sud, Dewi Lewis, Peliti, Kehrer Verlag 2012
Holler, Enel Contemporanea – H+ 2012
La Linea Inesistente, Contrasto 2009
Dusha – Russian Soul,  Edizioni Postcart 2007 

Mostre personali (selezione)

Arctic Coordinates, ILEX Gallery at 10b Photography, Roma, Italia 2015
Dusha +Icons, L’ Oiseau Gallery, Parigi, Francia 2015
Borderline Empire, Kehrer Berlin, Berlino 2014
Spasibo, Saatchi Gallery, Londra, UK, Frankfurt Photo Forum, Frankfurt, Germania, Rencontres de Arles, Arles, Francia, Museo Messina, Milano, Italia, Chapelle de L’ecole de beaux Artes – Parigi, Francia 2013-2014
Red Thistle, Officine Fotografiche – Roma, Italia, Micamera, Milano, Italia, Rencontres de Arles -  Arles, Francia, VII Gallery -  New York, US, Petite Noire Gallery -  Parigi, Francia, Freelens gallery -  Hamburg, Germania, Castello Estense, Ferrara, IT “Festival giornalismo di Internazionale”, Museo Trento e Rovereto Rovereto, Italia 2010-2012
Dusha, Casa studio Morandi – Modena, Italia, Palazzo Esposizioni  - Roma, Italia, Micamera, Milano, Italia, Rencontres de Arles, Arles, Francia, B gallery, Roma, Italia, Lucca Foto Festival, Lucca, Italia 2007-2013

Mostre Collettive (selezione)

Carmignac Photojournalism Award, a retrospective, Saatchi Gallery, Londra, UK 2015
60 anni de L’ Espresso, Roma, Italia 2015
SPASIBO, Kaunas Photo Festival , Lithuania, Tblisi photo festival, Georgia 2014
Harragas, Nobel Prize Center, Oslo, Norvegia, European Photography Award, House of Photography, Hamburg, Germania 2013
Red Thistle, Rencontres de Arles, Francia 2012
Ombre di Guerra, MEP, Parigi, Francia 2011
Red Thistle, Lumix Festival , Hannover, Germania 2010

Premi e riconoscimenti

Spasibo, Shortlisted Best Book of the Year, Paris Photo, book awards 2014
Spasibo, PDN Best Book Award 2014
Spasibo, Aperture Portfolio Prize, honorable mention 2014
Spsibo, The Kraszna-Krausz Foundation, best book award 2014
Spasibo, Foundation Carmignac Photojournalism Award 2014
Multimedia Nordic Odyssey, POY Multimedia 2nd prize 2013
Reversed See series, Awaking award, Tehran art project, Iran 2012
Red Thistle, European Publisher Award 2011
Milan Fashion Week –World Press Photo, 2nd Prize Art single 2011
Daghestan, 2nd prize Contemporary Issue, Sony World Photography Awards 2010
Abkhazia, 1° Prize General news stories, World Press Photo 2009
Israeli bombing in Lebanon – 1° Prize Spot news stories, World Press Photo 2007

 

 

“Un’odissea è un viaggio pieno di problemi. Proprio come la vita”
Edison, marinaio scelto a bordo della “Nordic Odyssey”

“I viaggi sono i viaggiatori.
Ciò che vediamo non è ciò che vediamo, ma ciò che siamo”
Fernando Pessoa, “Il libro dell’inquietudine”

Che cosa spinge un individuo ad avventurarsi fuori dal noto e familiare verso l’inesplorato e inconoscibile? Per Fernando Pessoa, autore de “Il libro dell’inquietudine”, l’esperienza del viaggio esalta il senso di libertà. Eppure lo scrittore, che pure ha dedicato la gran parte della sua opera all’idea del viaggio, non ha mai lasciato la sua amata Lisbona. Non aveva bisogno di andare lontano per sentirsi libero.

La serie Arctic Coordinates è stata realizzata nei 35 giorni trascorsi a bordo della nave cargo “Nordic Odyssey”*, che nell’estate del 2012 ha attraversato l’Artico  dal porto Russo di Murmansk verso la Cina, con un carico di 70 mila tonnellate di minerali di ferro. Era la prima volta che una nave mercantile percorreva il “passaggio a nord-est” (Northern Sea Route), una rotta alternativa resa possibile dai cambiamenti climatici. Il cargo, preceduto da una rompighiaccio, si è fatto largo tra i ghiacci del Mar Glaciale Artico, e dopo aver attraversato il nebbioso Stretto di Bering, ha proseguito il suo viaggio lungo le estremità orientali della Russia, oltrepassando il Giappone prima di approdare in un porto di recente costruzione sulle coste della Cina.

Il viaggio si è presto trasformato in routine, e la percezione dello spazio e del tempo, appiattendosi, ha tolto ogni entusiasmo alla consapevolezza di essere in un luogo unico. La noia, il lento scorrere del tempo, l’impossibilità della fuga sono realtà quotidiane per i marinai che intraprendono questo viaggio per guadagnarsi da vivere. L’idea romantica dell’Artico – un viaggio esotico intrapreso da uomini di mare coraggiosi – evapora di fronte alla dura realtà che si impone a uomini costretti a trascorrere interi mesi lontano dalle proprie famiglie, sopraffatti dalla cocente sensazione del tempo che si disfa. Come Ulisse, il loro unico desiderio è fare ritorno a casa.

In questo modo la brama d’avventura si trasforma in una trappola; la sete di nuove impressioni cede a considerazioni profonde. Questo ribaltamento diventa visibile attraverso le immagini che compongono la serie Arctic Coordinates. Come i rettangoli di colore di Mark Rothko, le fotografie di Davide Monteleone sono espressive senza essere descrittive, evocative ma prive di affettazione. E la cortina dello spazio vuoto, che finisce col perdere la sua profondità e definizione, genera uno stato meditativo che è anche il contesto ideale per intraprendere un viaggio verso se stessi.

* Questo lavoro è stato commissionato per l’articolo Polar Express, pubblicato dalla rivista The New Yorker nel 2012.

Testo di Anna Arutiunova